"La notte è l’unica puttana a offrirti tutto quello che vuoi, anche illusioni se ne hai bisogno, chiedendoti in cambio di dimenticare ciò che è davvero giusto per te. Ti stordisce, ti rapisce, ti droga, ma finché c’è lei sai di avere qualcuno dalla tua parte. Qualcuno che perdona i tuoi vizi, perché sa di esserne l’artefice."
("Quando la pioggia corre", Sergio Boffetti).
Titolo opera: “Quando la pioggia corre” (0111 Edizioni) di Sergio Boffetti.
Brevi informazioni sull’opera: L’idea nasce dal bisogno di raccontare emozioni che ho sempre sentito mie, utilizzando come tramite un ragazzino, il protagonista, che peraltro non ha nome. Questo espediente permette a chiunque di potersi identificare in lui, di essere partecipe delle sue vicende e di parteggiare per lui. Il registro linguistico, volutamente semplice e spoglio di qualsiasi orpello, serve a rendere ancor più realistico il testo narrato in prima persona.
Il protagonista lascia la sua casa, il suo mondo, il suo paese, il suo migliore amico Francesco. Porta con sé solo il suo strumento di salvezza, la sua inseparabile tromba e qualche risparmio, lasciandosi alle spalle un posto nero, dove piove sempre e non splede mai il sole. A chi gli chiede dove andrà, risponde che raggiungerà il fratello di sua madre in Francia, anche se sa benissimo che le probabilità di incontrarlo sul proprio cammino sono praticamente nulle. Quello che vuole è soltanto andarsene. Prossimo al confine incontra invece ciò che non aveva mai immaginato di poter trovare, quella che si rivelerà la sua migliore amica: una zingara, Sneza.
Sneza vive in un accampamento con la madre, il padre che non si vede mai ma di cui si avverte la costante “Voce”, i fratellini e la sorella maggiore Michelle.
Sneza da subito manifesta nei confronti del protagonista affetto e bisogno di contatto, anche se la loro diversità di linguaggio è un ostacolo non indifferente. Eppure si capiscono, tramite il filo invisibile delle comuni disperazioni, e d’accordo con Michelle fuggono insieme dal campo.
Si troveranno presto a dover fare i conti con le autorità e Michelle, la sola maggiorenne, è costretta ad abbandonarli.
Il protagonista si trova così solo con Sneza, costretto a difenderla dal mondo, da chi tenta di insidiare la loro innocenza, dal freddo dell’inverno incombente, dalla fame, cercando di soffocare quella vocina insistente che gli consiglia di tornare a casa, dal suo amico Fra.
Il ragazzino trombettista si guadagna quello che basta per vivere suonando agli angoli delle strade finchè, il giorno di Natale, fuori da una cattedrale, in mezzo alla gente che lo calpesta e lo ignora, incontra la sua salvezza: zio Ulisse lo riconosce, lo prende in braccio e lo porta con sé nella sua gigantesca villa dove tutto è smisurato, incredibilmente enorme e fantastico agli occhi dei due piccoli.
E poi lo zio nasconde un piccolo segreto: possiede un mega circo, il più famoso e ricco della Francia orientale e dove i due talenti potranno dimostrare la loro straordinaria creatività, guadagnandosi così il contratto per diventare le star della nuova generazione. Presto però questo scatenerà l’ira e l’invidia dei ragazzi del posto che sfocerà in una vera e propria caccia alle streghe. Per fortuna però la curiosità del protagonista lo aiuterà a scoprire in una casa apparentemente abbandonata, un vecchio zio di famiglia, Guillaume, emarginato da tutti e che fatica a celare, nei rari momenti di lucidità, qualche piccolo segreto riguardo al proprietario del circo, il signor Ulisse Pirovano.
Zio Ulisse vieta da subito al nipote di frequentare quell’uomo, additandolo come pazzo e ubriacone. Il nipote però, completamente rapito da quell’ambiguo personaggio e dal suo pungente sarcasmo che sfiora il paradosso, continua a fargli visita, sentendosi a suo agio.
In un accaldato pomeriggio Bal, bambina grassoccia con cui ha fatto amicizia, rivela al protagonista che “i mostri”, (i fenomeni da baraccone del circo), hanno deciso di farlo fuori. Ed ecco allora che il vecchio funambolo nascosto nel corpo vecchio e sgangherato di Guillaume, riemerge e riesce a scongiurare l’omicidio salvando il ragazzino tenace e indifeso.
Il protagonista ora è certo: in quel paesino francese le cose brutte non accadono e soprattutto non piove mai.
Il giorno del grande spettacolo finalmente arriva e Sneza, ormai diventata la più grande funambola del Magnifico Circo dei Miracoli è pronta ad esibirsi. Anche il protagonista stupisce tutti nel numero delle foche insieme alla nuova amica Cobra, chiamata così per la sua pelle a scaglie, guadagnandosi così la stima e l’affetto dell’intero paese.
Al termine dello spettacolo però il ragazzino intravede fra il pubblico Michelle che, presolo da parte, gli intima di essere lì per riprendersi la sua sorellina Sneza e che quella di lavorare in quel circo è stata una pessima idea.
I bei tempi sono già terminati e al mattino il protagonista scoprirà che la pioggia ha corso fino a lui, l’ha raggiunto anche lì, e cercare Sneza per fuggire con lei è del tutto inutile. Nell’enorme giardino della villa la vedrà caricare su un’autoambulanza, mentre la gente getta fango contro la volante della polizia che porta via zio Ulisse.
All’ospedale il ragazzino teme di scoprire la verità, e non solo quella relativa alla sua amica rom, ma la sua: quell’uomo con un’aquila tatuata sul petto che ogni tanto gli appare davanti agli occhi.
Inutili i suoi tentativi di negare la realtà. Salvatore, il vero motivo che lo ha indotto a fuggire di casa, i loro giochi proibiti, non sono le fantasie di un bambino. E nemmeno quel mondo dove non c’era pace, dove non c’erano limiti, dove si poteva solo tacere ed eseguire.
Così non gli resta che tornare in Italia, perché quello è il mondo che gli appartiene, la culla che lo ha svezzato. E ora che è maggiorenne non riesce che a provare compassione per una madre, la sua, che non è mai stata in grado di essere tale.
E scoprire che il suo migliore amico Fra l’ha aspettato per tutto quel tempo gli fa ritrovare, se non la speranza, almeno la forza di affrontare la vita che ha di fronte a sé.
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