Chi
segue il mio blog sa che non ho mai recensito romanzi o fatto
interviste ad autori/scrittori. Questa volta però voglio fare
un’eccezione perché quando mi capita – raramente – di notare
qualche slancio creativo nel piattissimo panorama letterario
italiano, lo voglio condividere con chi mi segue per dargli un po’
di quella visibilità che meriterebbe. Tanto perché si sappia che
non soltanto gli scrittori che vendono milioni di copie hanno talento
– sembra ovvio ad alcuni, ma le tendenze di vendita dimostrano che
un lettore finisce sempre per comprare libri scritti da gente che è
spesso in TV o che comunque ha già sentito nominare.
Abbiamo
anche nel nostro paese scrittori e scrittrici di talento che non
sfigurerebbero accanto a scrittori di calibro internazionale ma che
pochi conoscono soltanto perché ancora nessun “grande” editore
li ha notati, oppure perché il panorama letterario mondiale è già
saturo ed è sempre più difficile ritagliarsi il proprio spazio sul
mercato.
Voglio
quindi presentarvi Kemy Carlisle, autrice ferrarese che ho conosciuto
prima come persona che come scrittrice. Credo che valga la pena di
conoscerla meglio.
Ciao,
Kemy. Grazie per aver accettato la mia intervista.
Ciao
Sergio, grazie a te. Sono lusingata di essere stata scelta per questa
intervista, risponderò cercando di non deludere la tua stima nei
miei confronti.
Partiamo
dall’inizio. Da dove nasce il tuo pseudonimo e perché lo hai
scelto?
Il mio
nome d’arte, nasce in contemporanea alla stesura del mio primo
romanzo ambientato a Londra, città che amo per molti aspetti.
Trasformare Camilla Cardi in Kemy Carlisle mi ha conferito un quel
certo non so che inglese. Non trovi?!
Ci
vuoi dare brevemente un excursus su ciò che hai pubblicato finora?
Al
momento, il mio curriculum d’autrice vanta una breve favola per
bambini dal titolo provvisorio “Racky il drago con il raffreddore”
che presto verrà illustrata da una collega grafica che ha apprezzato
molto l’originalità della mia storia e tre romanzi sul genere
romance – fantasy: Loveday, Daisydeiria e Rosethorn. Non sono in
alcun modo collegati tra loro, per quanto mi riguarda dilungare una
storia vera o inventata che sia, in due o più libri, le si fa
perdere di unicità. Gli unici particolari che il accomuna sono la
trasposizione di tutte le mie esperienze di vita superate
positivamente o negativamente, i momenti d’amore e di dolore
vissuti, le persone conosciute e perse, il tutto rimescolato con
particolari storici, mitologici e fantastici.
Tu
hai sempre scelto il metodo dell’auto pubblicazione. Ci puoi
raccontare il motivo di questa scelta e cosa pensi degli editori in
genere?
Self-publishing.
Ha un bellissimo suono questa parola.
Penso
che gli autori che si auto-producono e che si auto-pubblicano siano
quelli che scrivono unicamente per passione e per se stessi, senza
curarsi dell’intera community di lettori che ti recensiranno, senza
il fine del guadagno e dell’eventuale fama.
È
una soddisfazione elevata all’ennesima potenza per l’autore
essere artefice di tutte le fasi di produzione del proprio libro.
Dall’idea all’impaginazione, dalla progettazione della copertina
al formato della stampa. È una scelta che porta più consensi e più
critiche, e ti sprona sempre di più.
Personalmente,
se ne fossi in grado e avessi i mezzi necessari, procederei anche
alla rilegatura!
Gli
editori, oggi, parlando dei maggiori livelli editoriali, credo si
siano concentrati esclusivamente sul profitto che possono ricavare
con la quantità piuttosto che puntare sulle qualità delle proprie
pubblicazioni e soprattutto sul valore delle opere che pubblicano.
Comunque
non posso negare che, per un autore, assicurare al proprio romanzo il
migliore destino editoriale per un introito sia uno scopo logico e
legittimo. Al momento non è il mio caso.
Quale
credi sia il tuo scopo come scrittrice e che messaggio vuoi
trasmettere con i tuoi romanzi?
Come
scrittrice ho sempre declamato che mettere nero su bianco è il modo
per conoscere meglio se stessi e aiutare gli altri a conoscerti.
Rileggendo,
spesso, ciò che scrivo, rivivo ogni momento che ho vissuto e che è
stato importante per me, che mi ha insegnato qualcosa.
Quando
scrivo il pubblico non esiste. Non penso a compromessi, a
restrizioni, a censure. Non scrivo ciò che il pubblico vuole
leggere. Scrivo per emozionarmi, per appassionarmi, per essere
coinvolta in modi diversi, per provare sentimenti che non ho mai
provato. Scrivere di sé a se stessi è come specchiarsi, misurarsi
con la propria vita, domandarsi – sono proprio io? È cosi che
voglio essere?
Da
brava sognatrice, quali sono i tuoi progetti futuri e come pensi di
realizzarli?
Un
progetto attuale è nato da un desiderio che mi sono trascinata dalla
prima prova della maturità. All’epoca scelsi il tema di ordine
generale, ma mi pentii di non aver scelto il saggio breve. Perciò
trovato l’argomento giusto, che mi riguarda da vicino al momento
che guarda caso combacia con il mio personaggio animato - letterario
preferito, cioè Peter Pan, ho deciso di scriverlo, finalmente.
Quando lo avrò ultimato lo pubblicherò sul mio blog
http://kemycarlisle.blogspot.it
Ovviamente
ho in cantiere anche il quarto romanzo, Cenerére, e ne prevedo
l’auto-pubblicazione per il 2016.
Dove
possiamo trovare le tue opere?
I miei
tre romanzi, e spero presto anche la favola illustrata, si posso
visionare e ordinare sul sito www.ilmiolibro.it
è accessibile a tutti, anche ai non scrittori, basta iscriversi al
sito, fare login ed ordinare tutti i libri inediti ritenuti
interessanti, non solo miei ma di tanti altri autori emergenti, come
in una normale libreria online.
E per
chi volesse avere le anteprime e seguire le sorti e le news dei
romanzi della sottoscritta è il benvenuto sul mio blog.
Grazie per esserti raccontata a me e ai lettori del mio blog. In
bocca al lupo per tutto e a presto!
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