Dietro i vetri appannati
osservo la pioggia
che scivola sul davanzale
e copre il grigio asfalto
di lucidi specchi d’argento.
Il pizzo delle tendine
si riflette sull’acqua
con delicato ghirigoro
dalla bianca luce al neon
che rischiara la sera.
E penso a te
con velata nostalgia,
alla nostra corsa
per sfuggire al temporale
che burbero incalzava.
Mi prendesti per mano
nel cercare riparo
sotto quella pensilina
ed allora i goccioloni
scesero come allegre note
nel pentagramma del cuore
e avrei voluto ballare
“sotto la pioggia” come nel film,
mentre in silenzio pregavo
che l’acquazzone durasse ancora.
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