Il cielo illumina seguace
la terra d’avorio e di cemento,
coi suoni ribelli invade
lo spirito debole dilania.
E corre insorta
dalle sponde di nubi scottate dal sole,
umida e silente
nel labirinto aerato d’amore.
Sprone, il pensier alato
dalle mille bolle vitali
sul passo ferrato s’infrange,
il destrier possente indugia,
e tutto in un arcobaleno
si perde nel tempo.
Quale destino
già remoto
dalle bocche acquose
lo sguardo produce,
infuria la tempesta.
Vago il canto
sui monti inesplorati,
sui laghi e fiumi tutti
e colline assopite,
abbracciar sovente
la pioggia corre.
Come stormo
nel viaggio suo immortale
il ritorno è atteso
dall’azzurro
al piccolo granello.
E l’immenso rinasce
nel cuore della terra.
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