Il cruccio maggiore per uno scrittore emergente è senz'altro quello di riuscire a pubblicare il suo primo romanzo. Trovare, cioè, un editore che creda fortemente nella sua opera e decida di investire su di lui nonostante sia ancora un perfetto sconosciuto.
La durata dell'attesa è solitamente proporzionata all'ambizione dell'autore: se la brama di vedere pubblicato il suo libro supera il desiderio di misurarsi davvero con una casa editrice in grado di giudicare buono o meno il suo manoscritto, allora egli pubblicherà ben prima di quanto immagini. Basta infatti che si rivolga ad una delle centinaia di case editrici a pagamento o ad un servizio print on-demand e il gioco è fatto. Se invece lo scrittore in questione possiede un minimo di orgoglio e vuole davvero sapere se ciò che ha scritto sia degno di pubblicazione, se vuole consegnare al pubblico qualcosa che colpisca per la sua qualità, allora la strada sarà più lunga e lastricata di estenuanti attese. Ma la gratificazione poi lo ripagherà di tutti i rifiuti che ha dovuto ingoiare.
Io appartengo a questa seconda categoria.
“Quando la pioggia corre” era già pronto da qualche anno ed era rimasto nel mio pc in attesa di una proposta seria e sensata. Ho dovuto aspettare fino al febbraio 2012, e vi assicuro che non stavo più nella pelle.
Ma ora so per certo di aver scritto qualcosa di apprezzabile, e nessuno degli pseudo-editori che mi avevano contattato in precedenza avrebbe potuto regalarmi la medesima soddisfazione.
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